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Immagine del redattoreAndres Rivera Garcia

La struttura Borderline

Aggiornamento: 23 gen



Si parla molto spesso della personalità Borderline, soprattutto tra chi non ha dimestichezza clinica con questa tipologia di soggetti. La curiosità di saperne di più di questo mondo che nel suo mistero cela il fascino dell'incomprensibile, lascia ben presto posto a fraintendimenti e qualunquismi che a mio parere sono pericolosi. Innanzitutto è bene sottolineare la traduzione letteraria di questo termine inglese: linea di confine. Stiamo parlando, infatti, di un qualcosa che ha a che fare proprio con i limiti, con i confini tra il soggetto e l'Altro.


Quando si inizia a parlare di Borderline?


Sebbene possa sembrare un termine relativamente giovane, il Borderline lo possiamo trovare nella letteratura psichiatrica per la prima volta già nel 1884 in uno scritto scientifico di Hughes. In questo scritto, il soggetto Borderline viene definito come un individuo che vive la propria vita in uno stato a confine con la follia. In effetti, negli anni successivi, il soggetto Borderline è quel tipo di soggetto che non rientra né in una diagnosi nevrotica né in una psicotica. Potremmo dire che questo tipo di struttura psichica riesce a confondere il precedente sapere sulla mente umana aggiungendo zone d'ombra in un campo già abbastanza oscuro. L'interrogativo che ci si inizia a porre con insistenza è: Il Borderline è quindi un nevrotico o uno psicotico? Per la psicoanalisi di Freud non c'è possibilità di continuità strutturale (per capirci: se un soggetto è nevrotico non può diventare psicotico e viceversa). Vien da sé che questo tipo di struttura che condivide fenomeni sia psicotici che nevrotici scombussola - e continua a scombussolare - la teoria attuale a tal punto che ancora ad oggi non c'è una risposta che metta tutti d'accordo.


Il Borderline è...


Possiamo limitarci a ciò che ci insegna la clinica perché è solo da essa che è possibile reperire il materiale per formulare delle teorie. Per ora diciamo che il Borderline è una struttura a sé, una possibilità altra che non risponde al canone ortodosso di formazione della personalità. Una cosa è certa: la questione con il limite, con il confine, con lo spazio tra sé e il mondo è un dato su cui nessuno ha da obiettare. In effetti, il soggetto Borderline, sembra che viva sul ciglio di un baratro - quello per l'appunto tra il mondo nevrotico e quello psicotico - e il singolare modo di pendere in un verso piuttosto che in un altro, determina il grado di sofferenza ma anche di possibilità che ha a disposizione per giocarsi la sua partita con la vita. Tornando al discorso sul limite: il limite è quella dimensione nel Borderline che se da un lato funge da ancora di salvezza e lo inscrive in un certo modo nel regno nevrotico, dall'altro è un nodo troppo stretto alla gola, un divisore troppo rigido che si frappone tra il soggetto e la possibilità di un godimento sfrenato. Da qui gli eccessi: abuso di alcol, tossicomanie, promiscuità sessuali senza (spesso) preferenze di genere. A questi fenomeni si aggiunge inoltre la pericolosità dell'autolesionismo per far fronte all'angoscia, al senso di vuoto che abita il soggetto Borderline e che lo perturba a tal punto da dover incidere sulla carne qualcosa che simbolicamente non si è del tutto inscritto. Il taglio cos'è? Il taglio è una separazione, dividere la pelle per far uscire la vita (il sangue). Ancora una volta vediamo come il limite è sia ciò che salva (dall'angoscia) ma che perturba.


L'angoscia e il vuoto


Abbiamo aggiunto al discorso il punto nevralgico attorno cui, a mio parere, ruota la questione del soggetto Borderline: saperci fare con la propria angoscia. Il vuoto è una costante nella vita del soggetto Borderline, qualcosa che lo risucchia dall'interno, un buco nero che si nutre della sua stessa esistenza. Proprio questa frattura strutturale è alla base dei numerosissimi passaggi all'atto anche gravi che, nel caso in cui non siano definitivi nella loro drammaticità, hanno come esito il ricovero in strutture psichiatriche. La ricerca del contenimento (di un Altro che ponga dei limiti) a costo della vita è una costante ripetizione, all'estremo, di ciò che riguarda la struttura Borderline. Dov'è che però questa tipologia di soggetti patiscono maggiormente la loro fragilità? Senza dubbio nelle relazioni d'amore che sono quasi sempre fondate su una base sintomatica. Infatti è proprio nel campo della relazione con l'altro che lo zoppicamento strutturale Borderline si esprime più intensamente: l'altalena emotiva che porta il soggetto da amare intensamente il partner a distruggerlo è la causa dei frequenti fallimenti relazionali i quali lo fanno ripiombare all'interno del proprio vuoto. Alienazione e separazione sono quindi i due movimenti che, spinti nel loro estremo, alimentano la giostra infernale nella quale il Borderline vive, spesso impossibilitato a fare altrimenti proprio in virtù di un'esigenza inconscia che reclama tali esasperazioni.


Una possibilità...


Bisogna essere chiari. Parlando non di un sintomo ma di una posizione soggettiva, di una struttura alla base della personalità, non c'è possibilità di guarigione proprio perché non si tratta di una malattia ma, ripetiamo, di un modo altro di esistere al mondo. Allora il soggetto Borderline è condannato? Certamente no. Sicuramente la sua vita sarà sempre pervasa da eccessi emotivi (anche distruttivi), da forti passioni che lo agitano ma si può lavorare tramite la psicoanalisi affinché queste intense emozioni siano sublimate altrove ed in modo che si incastrino nel migliore dei modi con la sua vita: nel lavoro, nello studio, in un progetto, nell'arte. Non è nemmeno scontato che occorra, nei casi più complessi, una terapia supportiva farmacologica volta al contenimento dell'angoscia che, ripeto, è il vero antagonista del soggetto Borderline. A parte queste impossibilità, c'è sempre una possibilità.

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