Ogni soggetto ha un desiderio che lo abita. Il soggetto è quindi l'oste di un desiderio che reclama abitualmente l'intervento dell'Altro. La domanda del perché il soggetto sia così ancorato alla presenza dell'Altro - posto nella posizione di garante del proprio desiderio - è assolutamente legittima. Partiamo dal presupposto che senza l'Altro non v'è soggetto. Questo però non risponde alla domanda circa il legame apparentemente indissolubile tra il desiderio del soggetto e quello dell'Altro.
Quando il soggetto nasce, prima biologicamente e poi psichicamente, è obbligatoriamente vittima di una perdita. In entrambe le situazioni il soggetto si trova a dover fare i conti con un pezzo che si stacca e che non riavrà mai più indietro. Parliamo prima a livello biologico, a livello somatico. Quando il bambino nasce, perde una condizione omeostatica ottimale. Viene reciso il cordone ombelicale ed è il primo pezzo, biologico, che il bambino perde. Il cordone viene attribuito spesso come un pezzo appartenente alla madre del neonato ma in realtà è un oggetto che appartiene ad entrambi. In un secondo momento, il soggetto, si dovrà separare psichicamente dalla madre quando realizzerà che non è tutta per lui. Prima perderà il seno, poi perderà le sue onnipresenti cure ed infine, a Dio piacendo, perderà la sua posizione di sovrano nei suoi confronti.
Il soggetto quindi si forma a partire da tutte quelle perdite che costituiscono la sua forma. Ciò che aveva e che ora non ha più proviene esclusivamente dal campo dell'Altro e sarà proprio nel campo dell'Altro che, inconsciamente e perennemente, esso lo andrà a ricercare. Tutti quei pezzi staccati che insieme formavano un paradisiaco Uno, il soggetto tenta disperatamente di riaccalappiarli assoggettandosi all'Altro, facendosi servo di un desiderio che non gli appartiene con la speranza di un rimborso (riconoscimento) in grado di riportarlo allo stato originale da cui non vuole psichicamente separarsi.
C'è poi un altra parte del desiderio, che non vuole minimamente saperne di piegarsi al volere dell'Altro anzi esso punta costantemente a spodestarlo e a nullificarlo per potersi soddisfare pienamente. Ci sono quindi due facce nella medaglia del desiderio: una che non può esistere senza l'Altro ed una che invece esiste esclusivamente se l'Altro non c'è. Entrambi questi poli, nel loro estremo, evidenziano l'impossibilità strutturale del soggetto che ha di soddisfare il proprio desiderio. Sarà la ricerca di un compromesso, la stipula di un patto inconscio, che renderà possibile un nuovo modo di vivere il proprio desiderio e di smarcarsi dalla costante oscillazione tra i suoi due estremi.
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